grandi poeti mondiali

Qualcosa, in cui sperare,

Sia pure così lontana

È Capitale contro la Disperazione -

Qualcosa, da soffrire,

Sia pure così acuta -

Se a termine, può essere sopportata

 

 

 

 

 

 Emily Dickinson

 

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Contro la seduzione

 

Non vi fate sedurre;

non esiste ritorno.

Il giorno sta alle porte,

già è qui vento di notte.

Altro mattino non verrà.

 

Non vi lasciate illudere

che è poco, la vita.

Bevetela a grandi sorsi,

non vi sarà bastata

quando dovrete perderla.

 

Non vi date conforto;

vi resta poco tempo.

Chi è disfatto, marcisca.

La vita è la più grande:

nulla sarà più vostro.

 

Non vi fate sedurre

da schiavitù e da piaghe.

Che cosa vi può ancora spaventare?

Morite con tutte le bestie

e non c’è niente, dopo.

 

                    

 

 

               Bertolt Brecht

 

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Il giorno nasce
Penso a te.
La giornata inizia
Penso a te.

Anche nei miei sogni più folli
Penso ancora a te
Perchè tu sei parte di me
E non potrei mai vivere
Senza di te.

Ti ho dedicato questa poesia
Per dirti semplicemente
Ti AMO.

 

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La Terra Santa

 

Ho conosciuto Gerico,

ho avuto anch’io la mia Palestina,

le mura del manicomio

erano le mura di Gerico

e una pozza di acqua infettata

ci ha battezzati tutti.

Li dentro eravamo ebrei

e i Farisei erano in alto

e c’era anche il Messia

confuso dentro la folla:

un pazzo che urlava al Cielo

tutto il suo amore in Dio.

 

Noi tutti, branco di asceti

eravamo come gli uccelli

e ogni tanto una rete

oscura ci imprigionava

ma andavamo verso le messe,

le messe di nostro Signore

e Cristo Salvatore.

 

Fummo lavati e sepolti,

odoravamo di incenso.

E dopo, quando amavamo

ci facevano gli elettrochoc

perché, dicevano, un pazzo

non può amare nessuno.

 

Ma un giorno da dentro l’avello

anch’io mi sono ridestata

e anch’io come Gesù

ho avuto la mia ressurezione,

ma non sono salita ai cieli

sono discesa all’inferno

da dove riguardo stupita

le mura di Gerico antica.

                

 Alda Merini

 

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 La Poesia

 

Nella mia mente è scolpita una poesia

che esprimerà la mia anima intera

La sento vaga come il suono e il vento

eppure scolpita in piena chiarezza.

Non ha strofa, verso né parola

non è neppure come la sogno.

E' un mero sentimento, indefinito,

una felice bruma intorno al pensiero.

Giorno e notte nel mio mistero

la sogno, la leggo e riprovo a sillabarla,

e sempre la parola precisa è sul bordo di me stesso

come per librarsi nella sua vaga compiutezza.

So che non sarà mai scritta.

So che non so che cosa sia.

Ma sono contento di sognarla,

e una falsa felicità, benché falsa, è felicità.

 

Fernando Pessoa

 

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 Sabbie Mobili Demoni e meraviglie

 

Venti e maree

Lontano di gia' si e' ritirato il mare

E tu

Come alga dolcemente accarezzata dal vento

Nella sabbia del tuo letto ti agiti sognando

Demoni e meraviglie

Venti e maree

Lontano di gia' si e' ritirato il mare

Ma nei tuoi occhi socchiusi

Due piccole onde son rimaste

Demoni e meraviglie

Venti e maree

Due piccole onde per annegarmi.

 

Jacques Prevert ~

 

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Spesso il male di vivere...

 

Spesso il male di vivere ho incontrato:

era il rivo strozzato che gorgoglia,

era l'incartocciarsi della foglia

riarsa, era il cavallo stramazzato.

Bene non seppi, fuori del prodigio

che schiude la divina indifferenza:

era la statua nella sonnolenza

del meriggio, e la nuvola, e il falco alto levato

                            

Eugenio Montale

 

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La mia sera

Il giorno fu pieno di lampi;

ma ora verranno le stelle,

le tacite stelle. Nei campi

c'è un breve gre gre di ranelle.

Le tremule foglie dei pioppi

trascorre una gioia leggiera.

Nel giorno, che lampi! che scoppi!

Che pace, la sera!

Si devono aprire le stelle

nel cielo sì tenero e vivo.

Là, presso le allegre ranelle,

singhiozza monotono un rivo.

Di tutto quel cupo tumulto,

di tutta quell'aspra bufera,

non resta che un dolce singulto

nell'umida sera.

E', quella infinita tempesta,

finita in un rivo canoro.

Dei fulmini fragili restano

cirri di porpora e d'oro.

O stanco dolore, riposa!

La nube nel giorno più nera

fu quella che vedo più rosa

nell'ultima sera.

Che voli di rondini intorno!

Che gridi nell'aria serena!

La fame del povero giorno

prolunga la garrula cena.

La parte, sì piccola, i nidi

nel giorno non l'ebbero intera.

Nè io ... che voli, che gridi,

mia limpida sera!

Don ... Don ... E mi dicono, Dormi!

mi cantano, Dormi! sussurrano,

Dormi! bisbigliano, Dormi!

là, voci di tenebra azzurra ...

Mi sembrano canti di culla,

che fanno ch'io torni com'era ...

sentivo mia madre ... poi nulla ...

sul far della sera.

 

Giovanni Pascoli

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Udivo, come se non avessi Orecchi

Finché una Parola Vitale

Percorse tutta la strada dalla Vita a me

E allora seppi che avevo udito -

Vedevo, come se i miei Occhi fossero

Di un altro, finché una Cosa

E ora so che era Luce, perché

Era adatta a loro, giunse.

Abitavo, come se Io stessa fossi fuori,

Solo il mio Corpo dentro

Finché una Forza mi scoprì

E inserì in me il nocciolo -

E lo Spirito si volse alla Polvere

"Vecchia Amica, tu mi conosci",

E il Tempo uscì ad annunciare la Notizia.                

 

Emily Dickinson

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"POTESSERO LE MIE MANI SFOGLIARE"
Pronunzio il tuo nome
nelle notti scure,
quando sorgono gli astri
per bere dalla luna
e dormono le frasche
delle macchie occulte,.
E mi sento vuoto
di musica e passione.
Orologio pazzo che suona
antiche ore morte.

Pronunzio il tuo nome
in questa notte scura,
e il tuo nome risuona
più lontano che mai.
Più lontano di tutte le stelle
e più dolente della dolce pioggia.

Ti'amerò come allora
qualche volta?Che colpa
ha mai questo mio cuore?
Se la nebbia svanisce,
quale nuova passione mi attende?
Sarà tranquilla e pura?
Potessero le mie mani
sfogliare la luna!

 

 

 

 

 

 

               Federico Garcia Lorca

 

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La campana de la Chiesa

Che sòno1 a fà? - diceva una Campana -

Da un pò de tempo in quà, c’é tanta gente

che invece d’entrà drento s’allontana.

Anticamente, appena davo un tocco

la Chiesa era già piena;

ma adesso ho voja a fà la canoffiena2

pe’ chiamà li cristiani còr patocco!3

Se l’omo che me sente nun me crede

che diavolo dirà Domineddio?

Dirà ch’er sòno mio

nun é più bono a risvejà4 la fede.

- No, la raggione te la spiego io:

- je disse un Angioletto

che stava in pizzo ar5 tetto -

nun dipenne da te che nun sei bona,

ma dipenne dall’anima cristiana

che nun se fida più de la Campana

perché conosce quello che la sòna.

 

 

                 

 

 

 

Trilussa

 

 

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RAGAZZA D'ACCIAIO"

Ragazza d'acciaio non amavo nessuno al mondo
Non amavo nessuno eccetto colui che amavo
Il mio innamorato il mio amante colui che mi attraeva
Ora tutto e' cambiato e' lui che ha cessato di amarmi
Il mio innamorato che ha cessato di attirarmi sono io?
Non lo so e poi cosa cambia?
Sono ora stesa sulla paglia umida dell'amore
Tutta sola con tutti gli altri tutta sola disperata
Ragazza di latta ragazza arrugginita
O amore amore mio morto o vivo
Voglio che tu ti ricordi del passato
Amore che mi amavi da me ricambiato.

 

J.Prevert

 

 

 

 

 

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Trilussa 15.jpg

 SE QUALCUNO..

 

Se qualcuno un giorno bussa alla tua porta,

dicendo che è un mio emissario,

non credergli, anche se sono io;

ché il mio orgoglio vanitoso non ammette

neanche che si bussi

alla porta irreale del cielo.

Ma se, ovviamente, senza che tu senta

bussare, vai ad aprire la porta

e trovi qualcuno come in attesa

di bussare, medita un poco. Quello è

il mio emissario e me e ciò che

di disperato il mio orgoglio ammette.

Apri a chi non bussa alla tua porta.

 

 

Fernando Pessoa

 

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Se avess'io 

Se avess'io levità di una fanciulla

invece di codesto ,torturato,

pesantissimo cuore e conoscessi

la purezza delle acque come fossi

entro raccolta in miti-sacrifici,

spoglierei questa insipida memoria

per immergermi in te, fatto mio uomo.

 

Io ti debbo i racconti piu fruttuosi

della mia terra che non dà mai spiga.

e ti debbo parole come l'ape

deve miele al suo fiore.Perchè t'amo

caro,da sempre, prima dell'inferno

prima del paradiso,prima ancora

che io fossi buttata nell'argilla

del mio pavido corpo. Amore mio

quanto pesante è adducerti il mio carro

che io guido nel giorno dell'arsura

alle tue mille bocche di ristoro !

 

 Merini Alda

 

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 HO PENA DELLE STELLE

 

Ho pena delle stelle

che brillano da tanto tempo,

da tanto tempo...

Ho pena delle stelle.

Non ci sarà una stanchezza

delle cose,

di tutte le cose,

come delle gambe o di un braccio?

Una stanchezza di esistere,

di essere,

solo di essere,

l'essere triste lume o un sorriso...

Non ci sarà dunque,

per le cose che sono,

non la morte, bensì

un'altra specie di fine,

o una grande ragione:

qualcosa così, come un perdono?

 

Fernando Pessoa

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Quant'è bella giovinezza

che si fugge tuttavia!

Chi vuol esser lieto, sia:

di doman non c'è certezza.

Quest'è Bacco e Arianna,

belli, e l'un dell'altro ardenti:

perché 'l tempo fugge e inganna,

sempre insieme stan contenti.

Queste ninfe ed altre genti

sono allegre tuttavia.

Chi vuol esser lieto, sia:

di doman non c'e certezza.

Questi lieti satiretti,

delle ninfe innamorati,

per caverne e per boschetti

han lor posto cento agguati;

or da Bacco riscaldati,

ballon, salton tuttavia.

Chi vuol esser lieto sia:

di doman non c'è certezza.

Queste ninfe anche hanno caro

da lor essere ingannate:

non puon fare a Amor riparo,

se non genti rozze e ingrate:

ora insieme mescolate

suonon, canton tuttavia.

Chi vuol esser lieto, sia:

di doman non c'è certezza.

Questa soma, che vien drieto

sopra l'asino, è Sileno:

così vecchio è ebbro e lieto,

già di carne e d'anni pieno;

se non può star ritto, almeno

ride e gode tuttavia.

Chi vuol esser lieto, sia:

di doman non c'è certezza.

Mida vien drieto a costoro:

ciò che tocca, oro diventa.

E che giova aver tesoro,                        

s'altri poi non si contenta?

Che dolcezza vuoi che senta

chi ha sete tuttavia?

Chi vuol esser lieto, sia:

di doman non c'è certezza.

Ciascun apra ben gli orecchi,

di doman nessun si paschi;

oggi siam, giovani e vecchi,

lieti ognun, femmine e maschi;

ogni tristo pensier caschi:

facciam festa tuttavia.

Chi vuol esser lieto, sia:

di doman non c'è certezza.

Donne e giovìnetti amanti,

viva Bacco e viva Amore!

Ciascun suoni, balli e canti!

Arda di dolcezza il core!

Non fatica, non dolore!

Ciò c'ha a esser, convien sia.

Chi vuol esser lieto, sia:

di doman non c'è certezza.

 

 

Lorenzo Il Magnifico

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FUORE

"Sprofonderà l'odore acre dei tigli

Nella notte di pioggia. Sarà vano

Il tempo della gioia, la sua furia,

quel suo morso di fulmine che schianta.

Rimane appena aperta l'indolenza,

il ricordo di un gesto, d'una sillaba,

ma come d'un volo lento d'uccelli

fra vapori di nebbia. E ancora attendi,

non so che cosa, mia sperduta; forse

un'ora che decida, che richiami

il principio o la fine: uguale sorte,

ormai. Qui nero il fumo degli incendi

secca ancora la gola. Se lo puoi,

dimentica quel sapore di zolfo

e la paura. Le parole ci stancano,

risalgono da un'acqua lapidata;

forse il cuore ci resta, forse il cuore

 

Quasimodo

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"O Capitano! Mio Capitano!"

 

O Capitano! Mio Capitano! Il nostro duro viaggio è finito,

la nave ha scapolato ogni tempesta, il premio che cercavamo ottenuto,

il porto è vicino, sento le campane, la gente esulta,

mentre gli occhi seguono la solida chiglia, il vascello severo e audace:

ma, o cuore, cuore, cuore!

Gocce rosse di sangue

dove sul ponte il mio Capitano

giace caduto freddo morto.

 

O Capitano! Mio Capitano! Alzati a sentire le campane;

alzati, per te la bandiera è gettata, per te la tromba suona,

per te i fiori, i nastri, le ghirlande, per te le rive di folla

per te urlano, in massa, oscillanti, i volti accesi verso di te;

ecco Capitano! Padre caro!

Questo mio braccio sotto la nuca!

È un sogno che sulla tolda

sei caduto freddo, morto.

 

Il mio Capitano non risponde, esangui e immobili le sue labbra,

non sente il mio braccio, non ha battiti, volontà,

la nave è all'ancora sana e salva, il viaggio finito,

dal duro viaggio la nave vincitrice torna, raggiunta la meta;

esultate rive, suonate campane!

Ma io con passo funebre

cammino sul ponte dove il Capitano

giace freddo, morto.

 

Walt Whitman 

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E' l'ora del tallone, osso del ritorno, a lui spetta di appoggiare il passo che riporta indietro.»

 

Erri De Luca

 

 

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Farò della mia anima uno scrigno

per la tua anima,

del mio cuore una dimora

per la tua bellezza,

del mio petto un sepolcro

per le tue pene.

Ti amerò come le praterie amano la primavera,

e vivrò in te la vita di un fiore

sotto i raggi del sole.

Canterò il tuo nome come la valle

canta l'eco delle campane;

ascolterò il linguaggio della tua anima

come la spiaggia ascolta

la storia delle onde.

 

Kahlil Gibran ~

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Legami - potrò ancora cantare -

Scacciami - il mio mandolino

Risuonerà sincero, dentro -

Uccidimi - e la mia Anima salirà

Inneggiando in Paradiso -

Ancora tua -

 

 

Emily Dickinson

 

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 Se tu mi dimentichi - Pablo Neruda

 

Voglio che tu sappia

Una cosa.

Tu sai com’è questa cosa:

se guardo

la luna di cristallo, il ramo rosso

del lento autunno alla mia finestra,

se tocco

vicino al fuoco

l’impalpabile cenere

o il rugoso corpo della legna,

tutto mi conduce a te,

come se cio’ che esiste

aromi, luce, metalli,

fossero piccole navi che vanno

verso le tue isole che m’attendono.

 

Orbene,

se a poco a poco cessi di amarmi

cesserò d’amarti poco a poco.

“ Se d’improvviso

mi dimentichi,

non cercarmi,

chè già ti avrò dimenticata “

 

Se consideri lungo e pazzo

il vento di bandiere

Che passa per la mia vita

e ti decidi

a lasciarmi sulla riva

del cuore in cui ho le radici,

pensa

che in quel giorno,

in quell’ora,

leverò in alto le braccia

e le mie radici usciranno

a cercare altra terra.

 

Ma

se ogni giorno,

ogni ora

senti che a me sei destinata

con dolcezza implacabile.

Se ogni giorno sale

alle tue labbra un fiore a cercarmi,

ahi, amor mio, ahi mia,

in me tutto quel fuoco si ripete,

in me nulla si spegne né si dimentica,

il mio amore si nutre del tuo amore, amata,

e finchè tu vivrai starà tra le tue braccia

senza uscire dalle mie.

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Paris at night

Tre fiammiferi accesi uno per uno nella notte
Il primo per vederti tutto il viso
Il secondo per vederti gli occhi
L'ultimo per vedere la tua bocca
E tutto il buio per ricordarmi queste cose
Mentre ti stringo fra le braccia.

 

 

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Segui la tua sorte…

annaffia le tue piante,

ama le tue rose.

Il resto è l’ombra

d’alberi stranieri.

La realtà

è sempre di più o di meno

di quello che vogliamo.

Solo noi siamo sempre

uguali a noi stessi.

Dolce è vivere solo.

Grande e nobile è sempre

vivere con semplicità.

Lascia il dolore sulle are

come offerta agli dei.

Guarda la vita da lontano,

e non interrogarla mai.

Nulla essa può

dirti. La risposta

è al di là degli dei.

Ma serenamente

imita l’Olimpo

nel segreto del tuo cuore.

Gli dei sono dei

perché non si pensano.

 

Ricardo Reis (Fernando Pessoa)

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Sonetto XV 

Quando penso che tutto ciò che nasce

resta perfetto un solo breve istante,

e questa scena immensa offre solo

fantasmi su cui le stelle calano il

loro arcano influsso. Quando vedo

crescere gli uomini come le piante,

favoriti o contrastati dallo stesso

cielo, E vantarsi in gioventù e al

culmine decrescere, cancellando dalla

memoria l'orgogliosa primavera,

allora nel sogno di questa vita

precaria, ti mostri ai miei occhi di

gioventù vestito, mentre il tempo e

la morte cospirano insieme, per

trasformare in fetida notte il tuo

fresco giorno. Allora per amor tuo

lotto col tempo e come esso ti lacera,

io ti risemino ancora.

 

 William Shakespeare

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Non dire mai che il mio cuore ti è stato infedele
Sebbene la lontananza sembrasse attenuare la mia fiamma:
Potrei forse allontanarmi da me stesso? No, come non potrei
Abbandonare la mia anima che è chiusa nel tuo petto:

Quella è la casa del mio amore. Se ho vagato,
Come ogni viaggiatore alla fine torno a casa,
Giusto in tempo, dal tempo non cambiato,
Porto l’acqua nella fedeltà per lavare le sozzure del viaggio.

Non credere – benchè nella mia natura regni
La fragilità che assedia ogni tipo di sangue –
Che io possa stupidamente insozzare quell’acqua,
Che io lasci per un nulla la tua ricchezza di bontà:

Perchè nulla è per me l’intero l’universo…
Tranne te, mia Rosa: nell’universo sei tu il mio tutto.

 

Shakespeare

 

 

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a Poesia

Nella mia mente è scolpita una poesia

che esprimerà la mia anima intera

La sento vaga come il suono e il vento

eppure scolpita in piena chiarezza.

Non ha strofa, verso né parola

non è neppure come la sogno.

E' un mero sentimento, indefinito,

una felice bruma intorno al pensiero.

Giorno e notte nel mio mistero

la sogno, la leggo e riprovo a sillabarla,

e sempre la parola precisa è sul bordo di me stesso

come per librarsi nella sua vaga compiutezza.

So che non sarà mai scritta.

So che non so che cosa sia.

Ma sono contento di sognarla,

e una falsa felicità, benché falsa, è felicità.

 

Fernando Pessoa

 

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Quando ti disporrai a ignorarmi
l'occhio sprezzante volgendo ai miei meriti
avverso a me combatterò al tuo fianco:
spergiuro sei, ti proverò valente.
Assai conosco la mia debolezza
e a difenderti inventerò una storia
di colpe che mi macchiano in segreto
sì che ti venga, a perder me, gran gloria.
Ma così fra chi vince anch'io sarò,
ché i pensieri amorosi in te riparo,
tutti, e se i torti che in me stesso volgo
ti dan vantaggio, a me doppio lo danno.

Tale è il mio amore, così t'appartengo
che per darti valor m'addosso il peggio.

 

Shakespeare

 

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SOGNO DI UNA NOTTE DI MEZZA ESTATE"

 

La tua virtù è la mia sicurezza. E allora
non è notte se ti guardo in volto,
e perciò non mi par di andar nel buio,
e nel bosco non manco compagnia
perchè per me tu sei l'intero mondo.
E come posso dire d'esser sola
se tutto il mondo è qui che mi contempla?

 

 

 

 

 

 

 

Shakespeare

 

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SONETTO N° 128

Quando musica tu suoni, mia musica,
su quel beato legno che alle dita
gentili replica mentre conduci
la vibrante armonia che mi smarrisce,
quanto invidio quei tasti che in su e in giù
tenendo il cavo di tua mano baciano -
e dal raccolto le mie labbra escluse,
lì accanto, si fan rosse a tanta audacia.
Ben situazione e stato muterebbero,
purché tu le sfiorassi, con quei rapidi
in danza - e tu scorri sì che lieto
fai morto legno più che vive labbra.
Se tanta sorte hanno quegli sfrontati,
dà lor le dita, a me le labbra al bacio.

 

 

 

 

Shakespeare

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Tre  pagine di poesie   a cura di Rossella Artusa

A cura di Rossella Artusa

 

 

L'Aurora è il tentativo

Del Volto Celeste

Di simulare, per Noi

L'Inconsapevolezza della Perfezione

 

               Emily Dickinson

Sonetto XXIII

Come un attore impreparato in palcoscenico,
Che per la paura dimentica la parte,
O come un tipaccio dominato dall’ira,
Cui per eccesso di forza s’indebolisce il cuore,
Così, tremendo di fidar troppo di me, dimentico di recitare
Da attore preparato la liturgia dell’amore,
E sento venir meno il vigore del mio amore
Schiacciato dal peso della sua stessa forza.
Siano dunque i miei sguardi a recitare la parte,
Multi messaggeri del mio petto eloquente,
Implorino il tuo amore e cerchino il tuo favore
Con più eloquenza di eloquenti parole che troppo han detto.
Oh, impara a leggere ciò che l’amore muto scrive
:
Ascoltare con gli occhi è il sottile ingegno dell’amore.

 

 

 

 

Shakespeare

 

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Tu sei per la mia mente come il cibo per la vita,
Come le piogge di primavera sono per la terra;
E per goderti in pace combatto la stessa guerra
Che conduce un avaro per accumular ricchezza.

Prima orgiglioso di possedere e, subito dopo,
Roso dal dubbio che il tempo gli scippi il tesoro;
Prima voglioso di restare solo con te,
Poi orgoglioso che il mondo veda il mio piacere.

Talvolta sazio di banchettare del tuo sguardo,
Subito dopo affamato di una tua occhiata:
Non possiedo nè perseguo alcun piacere
Se non ciò che ho da te o da te io posso avere.

Così ogni giorno soffro di fame e sazietà,
Di tutto ghiotto e d’ogni cosa privo.

 

Shakespeare

 

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 Se proprio devi odiarmi
fallo ora,
ora che il mondo è intento
a contrastare ciò che faccio,
unisciti all'ostilità della fortuna,
piegami
non essere l'ultimo colpo
che arriva all'improvviso
Ah quando il mio cuore
avrà superato questa tristezza.
Non essere la retroguardia di un dolore ormai vinto
non far seguire ad una notte ventosa
un piovoso mattino
non far indugiare un rigetto già deciso.
Se vuoi lasciarmi
non lasciarmi per ultimo
qunado altri dolori meschini
avran fatto il loro danno
ma vieni per primo
così che io assaggi fin dall'inizio
il peggio della forza del destino
e le altri dolenti note
che ora sembrano dolenti
smetteranno di esserlo
di fronte la tua perdita

 

 

Shakespeare

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"SONETTO CXIII"

Da quando ti ho lasciato il mio occhio è nella mente,
E l'occhio che mi guida mentre vado in giro
Abbandona il suo ruolo: è in parte cieco,
Sembra vedere, ma in realtà è assente:
Al cuore non trasmette più nessuna forma
D'uccello, di fiore... nessuna forma che il cuore possa afferrare;
L'occhio afferra ma non spartisce con la mente,
Né trattiene in sé l'immagine che ottiene;
Che veda la più brutta o più gentil visione,
Il viso più dolce o quello più deforme,
Il monte o il mare, la notte o il giorno,
Il corvo o la
colomba...a tutti dà i tuoi tratti.
Incapace di contenere altro, colma di Te,
La mia mente più vera rende falso ciò che vedo.

 

Shakespeare

 

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