Lo Spumante |
L’arte nel vino il vino nell’arte |
Il Bacco degli Uffizi, dipinto da Caravaggio nel 1593-94 è diverso dalle figure di divinità e dagli eroi mitologici del Rinascimento dove la figura umana è esaltata e divinizzata. Per esempio, nelle loro immagini di divinità, Botticelli, Michelangelo o Raffaello, per quanto diversissimi nello stile, creano un tipo di bellezza ideale, per rinviare ad una perfezione più divina che umana. Con modalità diverse, cercano l'effetto eroico, la maestà e la nobiltà della posa, dei gesti e del contesto in cui la figura si inserisce. Anche nel Manierismo, per esempio nel Sansone di Guido Reni, si cerca un'esaltazione monumentale ed esaltata. |
Sembra che Caravaggio abbia preso un suo amico, gli abbia messo addosso un lenzuolo e dei pampini strappati da una pergola lì vicino, l'abbia messo in posa, apparecchiato il tavolo con quello che ha trovato sul momento e l'abbia ritratto. Questo quadro ha tutta la naturalezza, la spontaneità di un gioco, come una mascherata improvvisata, un divertimento tra amici. Ma si rivolge allo spettatore: vuole invitarci o prenderci in giro? Ci coinvolge nel gioco, e ci guida a osservare il quadro da un altro punto di vista. |
E’ l’invito alla vita, è il “Carpe Diem”. Lorenzo De Medici prende spunto dal Carnevale a Firenze in cui si usava travestirsi e andare in giro a cantare ballate. Lorenzo le ballate le componeva, componeva questi cosidetti canti carnascialeschi. Il tono scherzoso della maggior parte di questi canti finiva, tuttavia, per sacrificare inevitabilmente tutta la potenza poetica e ne inibiva tutto il potenziale lirico. Nel caso del “Trionfo di Bacco e Arianna”, invece, avviene il miracolo: Versi sorprendenti che diventano quasi un inno alla vita, a viverla perchè esiste ora e qui, perchè poi passa e non si sa se ritorna. Proprio come quel “Trionfo”, il carro mascherato sul quale ci sono uomini e donne travestiti, Bacco e Arianna, i satiretti, le ninfe, tutti giovani e belli. Il carro passa e con esso passa il Tempo…e la giovinezza. E di domani non c’è certezza. Lorenzo il Magnifico visse solo 43 anni, dal 1449 al 1492, e a soli 20 anni, avendo perso il padre, si trovò a governare la città di Firenze: Lo fece con forza e con la passione di chi sapeva cogliere tutti i lati belli della vita.
|
Quant’è bella giovinezza
|
Nome scientifico: Vitis vinifera Famiglia: Vitaceae Descrizione Si tratta di un arbusto ramificato con fusti contorti e in parte legnosi, lunghi fino a 20-30 m e foglie sottili. I fiori sono piccoli, verdastri, opposti alle foglie e riuniti in infiorescenze a grappolo. Il frutto è una bacca (acino) ovale, giallognola, rossastra o nera, con polpa succosa (da cui si ricava un succo che fermentato dà il vino) che contiene 1-4 semi (alcune volte sono assenti) piriformi od ovoidali, di consistenza legnosa. Distribuzione Originaria del bacino del Mediterraneo e del Medioriente, la vite è attualmente coltivata in molti Paesi del mondo a clima temperato: cresce aderendo con i viticci pensili ad alberi o ad altri sostegni predisposti dall'uomo. Fiorisce in maggio-giugno, ma le foglie vengono raccolte dopo la vendemmia, quando presentano il caratteristico colore rossastro. Proprietà La Farmacopea francese indica che le foglie di vite rossa devono contenere non meno del 4 % di polifenoli totali e lo 0,2 % di antocianine. Indicazioni principali Patologie venose, proprietà diuretiche, rinfrescanti, dietetiche ed antinfiammatorie; le foglie e i semi sono un ottimo depurativo del sangue particolarmente adatto ai sofferenti di gotta e artrosi, fiori e frutti utilizzati per aromatizzare le tisane. Storia La comparsa della vite sulla terra è databile tra i 130 e i 200 milioni di anni fa, più o meno in coincidenza con la differenziazione dei mammiferi dagli altri vertebrati. La storia dei rapporti tra la vite e l'uomo risale ad epoche antichissime, probabilmente alla fine del neolitico, in seguito ad una accidentale fermentazione di uva conservata in rudimentali recipienti. Le prime tracce di coltivazione della vite sono state rinvenute nella regione del Caucaso, in Armenia e nel Turkestan. Nella Genesi Noè, appena uscito dall'arca, «…piantò una vigna, ne bevve il vino, si ubriacò e si mise a dormire nudo nella sua tenda» a testimonianza del fatto che le tecniche di vinificazione dovevano essere conosciute già in epoca prediluviana. I primi riferimenti storici alla vite e al vino si trovano tra i Sumeri nell'Epopea di Gilgamesh (III millennio a.C.). Testimonianze della coltura della vite si trovano in numerosi geroglifici Egizi, presso i quali il vino era bevanda riservata ai sacerdoti, agli alti funzionari e ai re. Quando e come utilizzarla L'azione protettiva delle procianidine estratte dai semi di V. viniferasui capillari è stata studiata in diversi modelli di incrementata permeabilità capillare. Le procianidine hanno quasi sempre determinato una riduzione o una normalizzazione della permeabilità capillare, dovuta forse a una vasocostrizione. L’albero dell’uva, la vite, oltre ad avere proprietà depurative, diuretiche ed antinfiammatorie, è attivo anche come astringente e regolatore della circolazione. Quest’ultima attività si esplica soprattutto sui piccoli vasi capillari e venosi del viso. Ben si comprende, allora, come Vitis Vinifera sia un valido rimedio per il trattamento della couperose. Questo rimedio va assunto in forma di macerato glicemico M.G. all 1DH. Il dosaggio prevede 50 gocce da assumere la sera un quarto d’ora prima di coricarsi sciolte in poca acqua. |
Per conoscere Tutti i vini Italiani cliccate le regioni sulla cartina All wines Italian Regions by Region |
* Orazio Odi
Omero Odissea
*Trilussa
*Catullo, Poesie
*Edoardo VII
|
LA Vite di Laura Nicoli |
E perché meno ammiri la parola, Dante Alighieri, La Commedia – Purgatorio (Canto XXV) |
Muhammad-al-Mutamid ed or con la coppa ed ora con le sue labbra, |
Alceo framment Beviam perché aspettare le lucerne?Breve il tempo. Gònfiati di vino: già l’astro |
Allegria, allegria, allegria! Diceva un noto presentatore televisivo. Le feste stanno arrivando. Stappiamo la bottiglia “con il botto”e facciamo uscire le bollicine nell’aria. Proprio così! Oramai lo spumante è sinonimo di gioia condivisa. Si pone come ospite indiscusso sulle tavole imbandite per ogni tipo di celebrazione. Si affianca come cavaliere alle dolci prelibatezze che aprono o chiudono un appuntamento… da ricordare. Dolce o brut che sia, la nostra bevanda ha origini lontane. Sembra che Cleopatra lo abbia offerto a Cesare in un festoso banchetto in suo onore. Che i romani conoscessero il metodo per ottenere il vino frizzante chiamato “spumans” ne abbiamo testimonianza in autori illustri. Da Virgilio a Properzio, oppure Lucano. Sappiamo così che i nostri padri avevano scoperto la tecnica della fermentazione ritardata per creare le “bullulae”. Nelle epoche successive il metodo per ottenere quei vini, che nel Medioevo erano definiti mordaci, ruspanti o piccanti, continuò ad affinarsi. Il nostro paese rimase nel solco della tradizioni operando sempre sul mosto custodito nei tini. I cugini francesi invece, quelli che rivendicano l’invenzione dello Champagne, operarono solo una particolare innovazione. Don Perignon, frate leggendario dell’omonima regione a centocinquanta chilometri dalla capitale da cui prende nome la bevanda, cominciò a mettere il dolce mosto nelle bottiglie di vetro. Le chiuse con tappi di sughero, capaci di resistere alla pressione della ri-fermentazione. In esse avveniva la reazione chimica che produceva le bollicine. Niente di nuovo dunque. Ancora oggi infatti le due tecniche di produzione sono ugualmente in uso. Il metodo champenoise consiste nel far avvenire la reazione chimica in bottiglia. Al vino viene aggiunto il liqueur de tirage, una miscela di zucchero e lieviti selezionati. Le bottiglie vengono poi messe a riposare in posizione inclinata e vengono periodicamente ruotate. Al termine del processo chimico c’è la sboccatura. Dal tappo in plastica sono eliminate le fecce. Si mette poi il liqueur d’expedition, la cui ricetta segreta determina il sapore dello spumante. Si chiude con un tappo in sughero e via con l’etichetta. Il sapore dipende dal lievito che determina “le perlage” e “le liqueur”. Il gusto varia da marchio a marchio, dunque. Nascono secondo questo procedimento i brut, gli extra dry, i secchi, il demi-secco abboccato ed il dolce. Con la ri-fermentazione in autoclave i sedimenti dei lieviti vengono espulsi per filtrazione isobarica. E’ questo il metodo Charmat. Meno costosi dei primi, gli spumanti prodotti così giustificano il loro prezzo per una minore incidenza della manodopera ed una lavorazione più rapida. Si ottiene così è il Moscato ed il Prosecco. Questo è lo spumante italiano che sta riscuotendo più successo sui mercati mondiali. Sembra infatti che le esportazioni di questo prodotto nazionale aumenteranno per la fine del 2007 del 24%. Un mare di bollicine verdi, bianche e rosse… si fa per dire, inonderanno le tavole di Stati Uniti e Germania. Un bel successo per lo spumante Made in Italy. Una vittoria sullo Champagne, il rivale francese. E cosa sorprendente… anche i cugini d’oltralpe stanno imparando ad apprezzare i nostri spumanti. Et alors.. cin cin, mes chères |
La storia del vino è un po' la storia stessa dell'umanità. Risulta quindi difficile tracciarne con precisione il corso: ogni civiltà, ogni impero, ogni vicenda politica e di potere ha avuto le proprie storie di vino, più o meno legate agli eventi stessi che hanno delineato il corso della storia. Non pretendiamo con queste poche righe di aggiungere qualcosa a quanto già scritto o detto da illustri esperti di tutto il mondo. E' nostro intento soltanto presentare in modo semplice e sintetico le tappe fondamentali dello sviluppo di questa straordinaria bevanda, nella certezza che la conoscenza, seppure superficiale, di questo cammino ci permetta di apprezzare e capire meglio il vino di oggi. |
Genesi, ci riferisceLa storia del vino muove i primi passi in oriente, nella culla della civiltà. La Bibbia, nella di Noè che appena uscito dall'arca pianta una vigna e ne ottiene vino, fornendoci testimonianza del fatto che le tecniche enologiche erano ben conosiute già in epoca prediluviana. Gli Egiziani furono maestri e depositari di tali tecniche. Con la cura e la precisione che li distingueva, tenevano registrazioni accurate di tutte le fasi del processo produttivo, dal lavoro in vigna alla conservazione. Ne abbiamo testimonianza dai numerosi geroglifici che rappresentano con qrande ricchezza di particolari come si produceva il vino dei faraoni. Paradossalmente possiamo dire di sapere tutto e niente del loro vino, ovvero sappiamo come lo facevano ma non possiamo purtroppo sapere che sapore avesse! Attraversi i Greci e i Fenici il vino entrò in Europa. I poemi omerici testimoniano ampiamente la presenza e l'importanza del vino: a Polifemo, ad esempio, viene propinato puro un vino che secondo le usanze dell'epoca veniva diluito con 16 parti di acqua! A quel tempo il vino si diffuse proprio in terre come l'Italia, la Francia e la Spagna che ne sarebbero diventate la patria. All'epoca dell'Impero Romano la viticoltura si diffuse enormemente, raggiungendo l'Europa settentrionale. I più celebri scrittori non lesinavano inchiostro per elargire i propri giudizi e decantare le virtù dei vini a loro più graditi. Si scrisse tanto sul vino che oggi non è difficile ricostruire una mappa vinicola della penisola al tempo dei Cesari. Le tecniche vitivinicole conobbero in quei secoli notevole sviluppo: a differenza dei Greci, che conservavano il vino in anfore di terracotta, i Romani cominciarono a usare barili in legno e bottiglie di vetro, introducendo, o quantomeno enfatizzando, il concetto di "annata" e "invecchiamento". Fu a partire dal secondo secolo che si cominciò a dare importanza alla coltivazione della vite in Borgogna, nella Loira e nella Champagne. |
Nei secoli bui del Medioevo il potere assoluto della Chiesa influì fortemente sullo sviluppo della vitivinicoltura, così come sullo sviluppo di ogni altro campo della vita sociale e artistica. Il vino, ma soprattutto il buon vino, era ancor più sinonimo di ricchezza e prestigio e l'eccellere nella produzione di qualità divenne per alcuni ordini ecclesiastici quasi una ragione di vita. I Benedettini, diffusi in tutta Europa, erano famosi per il loro vino e per il consumo non proprio moderato che ne facevano. Quando Bernardo, ex monaco benedettino, fondò nel 1112 l'ordine dei Cistercensi, fu dato ulteriore impulso al tentativo di produrre vini di alta qualità specialmente in Borgogna, obiettivo alimentato anche dalla forte competizione tra le abazie. Intanto Bordeaux fa storia a sè, dominata non dal potere ecclesiastico ma da interessi commerciali con l'Inghilterra, sempre più interessata al suo claret o chiaretto. Questo legame vinicolo tra Francia e Inghilterra, nonostante qualche peripezia, è destinato a durare nei secoli. Si comincia a delineare fortemente in questi secoli il ruolo centrale della Francia nella produzione di grandi vini, ruolo che soltanto negli ultimi decenni ha cominciato a conoscere degni antagonisti, fra i quali l'Italia. |